Yep!

Oggi il mondo gira al contrario!
Yep!
Che balla parola è Yep!?!
Fantastica! Dice tutto quello che deve dire in tre semplici lettere! Y-E-P!
L’ho letta oggi nella versione americana dei Runaways, un fumetto della Marvel su un gruppo di ragazzi che scappa dopo aver scoperto che i genitori sono in realtà famosi delinquenti assassino dotati di super poteri.
Ma dato che la Marvel non mi paga per la pubblicità non solo non vi dirò come va a finire ma anche sfrutterò la parolina fikissima che ci ho trovato!
BWAHAHAHA!
Okkei forse la febbre mi avvicina ancor più al delirio (come se ce ne fosse bisogno -.-) però..è diverteeeente.. ghghghgh
Yep!
Direi che è la parola del giorno, vorrei anche della vita…se solo riuscissi a ricordarmi di pronunciarla. Come faccio con Rock!
Yep!
Forse se continuo a ripeterla..
Yep!
Yeeep!
Yep!Yep!Yep!Yep!

-SBAM-

*e la nene venne stordita da una sonora bastonata sul cranio*

Oh mamma mia meno male l’hai fatta smettere, non la reggevo più.
Figurati, anche il mio fragilissimo (e bellissimo) fascio di nervi stava per frantumarsi.*si scosta una ciocca bianca dal viso*
Però poverina..alla fine Yep non è male come parola..provate e dirla anche voi..Yep..
*occhiataccia verso Sarah*
Vuoi raggiungerla anche tu nel mondo dei sogni? Basta dirlo, ti accontento. *solleva la mazza da baseball minaccioso*
Nono sto beenissimo qui, e alla fine non è neanche una bella parola Y..
*neo-occhiataccia, questa volta anche peggiore*
…quella parola..^^””
Ecco, brava.
Impara presto.
Non a caso è mia sorella.
Ma daaaai? Ma dimmi di te, sei libero stasera?
Stammi lontano, maniaco coi capelli bianchi. E poi chi ci sta a far la guardia a questa qui se no?
Ci sta lei.
Io? E perchè io? Mentre voi andate a divertirvi poi, non è giusto..
Sei troppo piccola per divertirti.
Guarda che siamo gemelli, abbiamo la stessa età.
Ma daaai? Ma allora sei abbastanza grande per conoscere il mio Ercolino…
Sei disgustoso..
Ma anche tremendamente affascinante no. *si avvicina e gli sfiora uno zigomo con un dito*
No..uhm..forse.
Ma se io vengo e mi faccio gli affari miei? *si girano verso di lei*
E a lei chi ci bada?
Non è abbastanza grande per badare da sola a se stessa? *alza un sopracciglio e guarda la ragazza stesa ai suoi piedi*
Da svenuta? *scettico*
Beh ma ora non sevre che si controlli, e quando si riprenderà sarà abbastanza grande da badare a se stessa.
Perspicace la ragazza, amico.
Amico tuo? Io? Sogna.
Amante allora?
Può essere..
*si allontanano*

Ingrati..e io che penso pure a loro prima di parlare.
Ahi che male, questo bernoccolo cresce, spero non si veda per il matrimonio.
Sapete che mi manca? Mi mancano le faccine, ma si quelle fike di emmessenne (MSN) con la gocciolina, o con i puntini di sospensione.
Che belle! uaaah!
Volevo fare un post serio ma la febbre, il delirio e la schizofrenia come al solito hanno la meglio.
Ma vincerò..vinceròòò vinceeeeeeeeroooooòòòòòò! *parte Pavarotti in sottofondo*
Liberi Tutti!

Yep!

-stillcrazy-

Bufera di ghiaccio

Avete presente una bufera di ghiaccio?
Ma si dai, una bufera è una bufera..ecco, e adesso in quella bufera piazzateci del ghiaccio.
Ghiaccio sì, piccoli e affilatissimi pezzetti di ghiaccio che vengono trasportati dal vento, buttati qua e la senza un ordine preciso. Questa è una bufera di ghiaccio.
Ora, io ho un problema con questa bufera. NOn so se ci sono dentro, o se è lei dentro di me, o se addirittura sono io stessa quella bufera di ghiaccio. Se sono la bufera o il ghiaccio, o tutte e due insieme. Non sto dicendo cagate, e non è neanche una metafora o chiamatela come vi are. Non sono ancora una poetessa maledetta (per quanto troverei interessante diventarlo), solo che al momento questa bufera mi confonde le idee. La recepisco, ma non riesco a localizzarla. La sento, che c’è, però non riesco ad identificarla con me, o con quello che mi sta intorno, o con quello che ho dentro.
Una bufera bastarda insomma. Che con i suoi pezzi di ghiaccio mi ferisce, e sempre con quei pezzi di ghiaccio ferisce la gente intorno a me. E a volte pure quella giusta. Insomma, non capisco se io ordino a questa bufera di fare quel che fa, o lei lo fa al di la del mio volere.
Lo voglio? O forse no?
Ciò non toglie che questa bufera mi confonde. Non fa altro. E io sento la mia acqua spezzarsi. Trasformarsi in ghiaccio..ma non prima di spezzarsi.
Dopo…
Forse è per questo che la mia prof di scienze mi darà il debito.

Già me la sento:
‘L’acqua non si può spezzare prima che diventi ghiaccio Aleo…’ gne gne gne.

Però che palle, vorrei vedere loro.
Quest’anno io avrei dovuto perderlo. Come ho perso..
Che palle, mi manca, non faccio altro che sognarlo, sogno lui e sogno ponti che vanno da un palazzo all’esselunga.
Sogno di fare l’amore con chi non dovrei e mi vergogno, sogno cambiamenti di sesso di miei amici e rido, penso che alla fine questi sogni siano solo il risultato di questo fine anno scolastico così faticoso.
E poi sogno di prendere la sufficienza nella verifica di scienze, sogno che la mia prof mi chiama Irene e non Aleo, e sogno che allora io corro ma mia madre e la strattono per un braccio trascinandola davanti alla prof..almeno ci crede, se glielo dice lei, che ho preso la sufficienza.
Però, che storia.
Magari questa bufera di ghiaccio è proprio lui, è proprio il mio papà. Che è dentro di me (come la bufera) ma anche fuori, intorno (sempre come la bufera). E’ lui che è qui e mi dice ‘svegliati, siamo alla fine, non mollare ora’ oppure ‘se molli ti faccio una di quelle lavate di capo che piangi per una settimana’..
mi mancano anche quelle, le sue urlate, i suoi rimproveri per cui stavo tanto male. E ora?
C’è la mamma si, ma la mamma ha tente di quelle cose per la testa, anche lei. Mi tratta male, però io so che lo fa perchè è nervosa ora. Me lo dice sempre. E poi mi chiede scusa. Ci mancava anche mio nonno che sta male ora. Che palle, che palle, che palle.
Non c’è un attimo di tregua.
Lo dicevo oggi alla nonna Rosa..penso che se dopo la fine della scuola incontrerò un mio professore lo prenderò a testate.
Dopo averlo salutato, ovviamente.
Sono matta, schizofrenica e lunatica ma non maleducata, io.
Forse Yuriy si..ma anche lui credo che sia solo un po’ solitario, non maleducato.
Forse dovrei preoccuparmi più di Tjark.
Confusa, sì..
Direi che son proprio confusa.
E non che il resto mi aiuti.
A confondermi ulteriormente arriva anche la cotta. E non la MIA cotta, sia chiaro..io per ora non son cotta di nessuno..
Non posso credere che nella mia vita potesse esserci un periodo in cui non mi piace nessuno.
Cioè un tipo mi piace si, ma l’ho visto si e no due volte, lo conosco di fama, è carino e simpatico, ma mi piaciucchia solo un po’.
Non so se poi ci farei qualcosa.
Ma almeno si sta avvicinando la fine, di questa stramaledetta scuola, grazie alla quale quest’ultimo mese mi sono riuscita ad annullare socialmente quasi del tutto.
E dico quasi, perchè almeno, dopo un mese, son riuscita a rivedere la mia Nanà..E non è cosa da poco.
Insomma, è pur sempre una delle mie migliori amiche.
E meno male che ci sono loro.
Meno male che c’è la mia Momo qua vicino, da cui posso correre ai ripari e che posso sentire quasi sempre, con cui posso giocare a pallavolo come un tempo qua sotto e con cui gioco a ping pong su un microtavolo sul suo terrazzo.
E meno male che c’è la mia Gea che ha sempre qualcosa da insegnarmi, qualcosa con cui farmi ridere e un ruolo da farmi fare, che sia consolatrice, ascoltatrice, psicologa o piagnucolona.
Meno male che ci sono la Noe e la Ary, che sono forse le uniche ragioni per cui non mi sono lasciata bocciare..per non perdere il loro sorriso e la loro forza il prossimo anno.
Per sapere che le avrò ancora come compagne di banco e che ancora ci faremo rimproverare insieme.
E meno male che c’è il mio piccolo Mapi su cui so di poter contare, con cui so di poter parlare.
Meno male che c’è Tommi, che ha sempre qualcosa da raccontare, e che lo fa sempre con quel suo bel viso dolce (che gli mangerei di baci!), e quei begli occhi azzurri carichi di affetto..
meno male che ci sono le mie amiche, la Dea, la Co, Kast e Zig..e tutti quanti voi.
Meno male, meno male.
Diamine, che senso avrebbe la vita senza? E c’è la mamma…anche se io sono una mammona.
Meno male..
dico solo questo.
Perchè sono con me nella bufera, perchè sono la bufera, perchè mi perdonano se li pungo, mi perdonate..se vi pungo.
Ma questa bufera di ghiaccio continua ad esserci..e penso continuerà per un po’ a confondermi.
Magari cesserà e poi ricomincierà. O magari no.
Chissà..
E’ comunque la mia bufera di ghiaccio.
La mia personale certezza confusa..
Il mio piccolo aggancio a quel mondo da me creato.
Che non si può spezzare, o forse sì.
Perchè..perchè l’acqua non si potrà mai spezzare.
E io guardo ora quei pezzi d’acqua.
E rido.
Rido

-Icecream-

Come andrà a finire?

Con un grande mal di schiena e un bel sacchetto pieno di noia mortale.
E una domanda.
Come andrà a finire?
Una buona domanda, a questa domanda spesso ricorrono gli autori, i fumetti, gli artisti e gli attori. Tutti alla fine arrivano a chiederselo. Lo avrete fatto anche voi, almeno una volta, nella vita. Io penso che spesso la gente se lo chieda, magari non ad alta voce come faccio io, magari solo nella propria mente. Chi non darebbe tutto, per sapere del proprio futuro, almeno in alcuni momenti?
Però non ci sarebbe gusto, a sapere sempre il futuro, probabilmente non ci sarebbe differenza tra passato, presente e, appunto, futuro. E la vita degli uomini e di tutte le cose perderebbe ancora di più significato. Così, mentre siamo qua, con la testa china su queste ginocchia stanche ma giovani, ce lo chiediamo.
Come andrà a finire?
E’ inciso che ognuno lo vorrebbe sapere, magari lo sa anche, in fondo, ma non gli piacerebbe ammetterlo, e così si limita a chiederselo. E’ una prerogativa degli uomini pensare ai propri desideri, pensare al proprio futuro e a cosa ci piacerebbe avere, oppure più semplicemente cosa ci piacerebbe che accadesse. Domani, dopo, poi e forse in un futuro più lontano. Cosa succederà? Come andrà a finire?
Quale è la vera ragione di tutto questo? E questo ha una fine..?
E’ importante, quest’ultima domanda, perchè se non ci fosse una fine, non ci sarebbe neanche un ‘come andrà a finire?’
E poi ci si ritrova qua. Alla fine, si ritorna seduti davanti al nostro pc, o mac che sia, a guardare la nostra vita da un altra prospettiva.
‘Se solo avessi saputo’…
ci si ripete sempre.
E’ un ripetersi continua di domande e affermazioni diversamente mescolate la nostra vita.
Non so come mai, però forse questo mal di schiena ha un che di positivo.
Leggevo il blog di Kast e pensavo che alla fine, il talento, come scrissi nella vecchia introduzione del mio vecchio libro, è vero che lo modelliamo noi.
‘C’è gente che nasce con un talento, e gente che vive tentando di costruirsene uno.’
e io, faccio parte della seconda categoria..
con queste due semplici frasi si apriva il mio progetto.

E forse ancora con queste continua ad aprirsi.
Voglia di scrivere dunque, di mancare la versione, di aggiustare tutto con un semplice cenno del viso.
O con un rotolo di banconote.
Per quanto io non creda che il mio prof si farebbe corrompere.
Non faccio altro che sentire di gente che sta male, non faccio altro che chiedermelo..
Come andrà a finire?
Quest’anno, tutto questo, questi dolori, questi piaceri, quest’attesa.
Avranno una fine?
Io sono sicura di si…perchè alla fine, nulla è eterno.
Solo la fenice, e non ne sono poi più così tanto convinta, e anche se così fosse ha comunque già da un po’ abbandonato queste lande mortali.
Forse, lassù, laggiù, se lo sta chiedendo anche lei.
‘Come andrà a finire?
Se la caveranno questi mortali?’ .Per me lei ci spera.
A noi mortali ci si affeziona facilmente.
Ma alla fine non me la sento di lasciar perdere, perchè di quella fine io sono curiosa di sapere.
La curiosità porta guai, ma penso che sia anche indispensabile. E forse lo avevo anche già detto.
Voglia di scrivere, insomma, divora le mie ossa e le mie dita, toglie spazio nella mia testa a quei pensieri che soli dovrebbero occuparla. Per dimenticare la paura non posso far altro che pensare a lei.
Alla voglia di scrivere. Voglia irrequieta e profonda, voglia incolmabile ma non eterna.
E poi paura, paura per domani, perchè non voglio andar male ma so di non saper tradurre bene.
Paura di deludere tutti, mia madre, il prof, i miei amici.
Sono fatta di carne, sangue, polvere di stelle.
E poi di paura e voglia di scrivere.
Com’è che fa quella canzone?
‘A te che credi nel coraggio, e anche nella paura.’
Sisi era così, ed è comprensibile, non si può credere nel coraggio senza credere anche nella paura.
E’ tutta questione di contrasti.
Che senso avrebbe avere solo il coraggio, se esso è distinguibile dalla paura solo grazie all’esistenza di quest’ultima?
So che non tutto quello che facciamo ha senso, però ci sono cose che non hanno e hanno senso al tempo stesso.
Cose che acquistano senso dopo un po’ che le abbiamo, che le facciamo, e cose che lo perdono lungo il cammino come si perde un bottone di una giacca consumata, per quel sentiero coperto di foglie ingiallite e imbevuto della tipica aria umida e collosa autunnale.
Ma mi sto perdendo.
Ho paura, la semplice realtà è che ho paura.
Per questo affronto la vita a denti stretti pestando il mio cuore fra petto e polmoni troppo pieni di aria e parole che escono a vuoto e galleggiano per un po’ attorno a me. E la scuola davvero non mi aiuta. Una notizia buona, una notizia cattiva, una notizia buona, una notizia cattiva.
C’è sempre uno snervante alternarsi di notizie che mi pigia sul fondo. C’è una voglia repressa di alzarmi e urlare tutto quello che penso a quella stro**a di scienze che mi divora dall’interno. E a forza di consumarmi l’energia e la volontà di continuare a studiare la sua materia, nonostante mi abbia più volte malignamente consigliato di lasciar perdere (tra le righe dei suoi discorsi sgrammaticati), a forza di pigiare quel pedale rotto sulla mia pazienza mi sta facendo impazzire.
E non è cosa buona far impazzire una pazza. Le conseguenze potrebbero essere inarrestabili e pericolose.
Io potrei essere pericolosa. Troppo confusa dal dolore e dalla rabbia finirei solo per accentuare i miei casini.
E magari anche quelli degli altri. Ma a me non piace uscire e sbattere la porta, a me piace parlare, per quando io non sia brava nel finire i discorsi rabbiosi se non con un’uscita plateale di quelle stupide nell’osso.
E la voglia ti divora.
Quella di scrivere, quella di mollare, quella di scoppiare e di sentire.
Come andrà a finire?
Chi può dirlo?
Io no di certo, credo.
Non ci resta che aspettare.
E contare.
E cantare.

-Backyou-

Carne, sangue e polvere di stelle

Sul mio libro di biologia c’è scritto che siamo fatti di carne, sangue ma anche polvere di stelle.
C’è scritto così perchè prima spiega che noi siamo nati dal big bang, con gli atomi che ci compongono, però io l’ho trovato un buono spunto.
Per un post e per il mio libro.
Siamo fatti di polvere..polvere di stelle, sì, ma pure sempre polvere.
E delle volte a me sembra di barcamenarmi fra questi vento forte che è la vita, da questi temporali che sono le disgrazie, e disperdermi nel putiferio per poi precipitare nuovamente a terra.
In polvere, polvere di cometa.
E poi il sangue, il sangue che deve aver perso a fiotti Ana, che però ora sembra aver smesso di uscire.
La carne, come quella che ha attutito il colpo che ha preso, pur facendo rompere 6 costole.
E a questo punto io mi chiedo come faccia certa gente a credere in Dio..
Eppure ci son volte che ci credo anche io.
Però poi Yuriy si siede di fronte e a me e mi guarda, con quei suoi occhi glaciali che sembrano passarti da parte a parte.
Con quei capelli rossi, distribuiti in fili sottili e screziati che gli ricadono sulla fronte e in parte sugli occhi.
E me lo chiede.
‘Come fai? Come fanno a crederci? Come fai a pensare che ci sia qualcuno che ci assiste..che ci protegge..e invece, a non pensare che alla fine magari è lì, ma se ne frega di noi?’
E io lo guardo
E non so cosa rispondere, e lui tiene i suoi occhi fissi su di me, che son sempre più a disagio.
Poi la risata di Sarah mi distrae..
Probabilmente Tjark ne ha detta un’altra delle sue.
E mi giro verso un punto indefinito.
e quando torno con gli occhi davanti a me.
Lui non c’è più.
E abbasso la testa, perchè forse in fondo ha ragione.

Ma poi è il suo turno.
Si siede di fronte a me, i capelli bianchi e lunghi gli scivolano in avanti, la coda ondeggia e si appoggia per prima allo schienale e i suoi occhi ametisa si aprono sui miei.
Sbuffa.
Si siede dove prima c’era Yuriy e mi guarda.
Poverino, non ne può più.
‘Ogni giorno me ne dai una, èh.’
con un tono scocciato ma che io riconosco come preoccupato.
‘Andrà tutto bene..’ mi dice sorridendo.
come solo lui sa fare.
E io gli sorrido e una lacrima mi riga la guancia.
E poi un’altra.
Me le asciugo con le maniche lunghe della maglia che indosso.
Poi lei mi abbraccia dal dietro.
‘Tutto si risolverà..vedrai..’ anche lei ha sempre per me una parola dolce.
O una risata, da riservare nello spazio buio che investe il mio cuore.
Anche Tjark si alza, si inginocchia davanti a me e mi abbraccia dalla pancia.
Sento i passi leggeri di Yuriy, che sia accomoda di fianco a me.
Sarah scivola fra me e suo fratello e ci abbraccia entrambi.

Grazie ragazzi.
Se non ci foste voi.

Se non ci fossero loro, anche.
I miei amici, la mia mamma.
E voi.
come farei?

‘Ti suicideresti..’ freddo, diretto e sicuro.
La voce di Yuriy si allontana.
‘Ma non lo fare perchè moriremmo anche noi..e io sono troppo giovane e bello per lasciare questo mondo ancora pieno di ragazze e ragazzi da conquistare.’ il solito egocentrico, gli accarezzo una ciocca bianca che la sua coda si è dimenticata di intrappolare, mentre il buio inghiotte anche lui.
‘Io non credo che noi ce la faremmo senza di te..muoviti a scrivere, che voglio vivere..’ e poi una risata.
vuole vivere, lei.
ridiamo insieme.
‘Voglio correre tra le pagine del tuo libro..Nene..amica mia..’ è stranamente seria, anche se con il sorriso ancora dipinto sul suo visino dolce.

Lo farai presto Sarah.

Perchè è quella la mia ancora di salvezza..

-Stardust-

Passo dopo passo..

‘Aupane Kupane Whiti Te Ra!’
La frase del giorno, insomma, o forse addirittura del mese, se non di una vita.
E’ una bella filosofia alla fine.
E suona anche bene.
‘Passo dopo passo torna a splendere il sole.’
Rido, mentre lo dico, mentre lo scrivo.
Rido pensando che alla fine è vero.
Rido ripensando che ho chiesto alla Noe cosa volesse dire per 5 o 6 volte all’inizio dell’anno.
Eppure ora me lo ricordo.
E anche bene. Alla fine è proprio vero che la necessità fa riemergere capacità (e non solo quindi) che non pensavi di avere.
Ci pensavo giusto ieri.
Pensavo che quando avevo saputo che Luca aveva perso il papà in terza liceo ci ero rimasta, e pensavo che io mi sarei buttata giù, sarei impazzita.
Eppure siamo qui.
E Non dico che non è cambiato nulla.
Non dico che non sono cambiata.
Eppure son qua.
Sono (quasi) tutta intera, forse sono solo sparsa per la casa e la vita, però son qui. E rischio solo scienze perchè lei è una troia, e greco che è sempre stato un po’ in bilico, ma per il resto.
Siam qua.
Forse è proprio per quella spaccatura di cui ti parlavo oggi.
Forse è perchè è ero che ho personalità più forti di me.
che Sarah è difficilmente sfiorata dal dolore, e sa come farmi ridere.
che Tjark, un po’, in fondo lo sapeva.
che il menefreghismo (egoismo) di Yuriy, alla fine, è servito, per mandare a quel paese tutto e tutti e concentrarmi un po’ su di me.
Passo dopo passo.
Ginocchio dopo mano, mano dopo ginocchio.
Anche a gattoni, siamo riusciti ad alzarci. Rialzarci.

A volte nella vita ricompaiono quelle persone che pensavi si fossero dimenticate di te.
Che pensavi di esserti dimenticata.
In fondo, fa sempre piacere.
Sono lunatica, alla fine, io.
Forse anche un po’ contraddittoria e snervante (a volte o sempre?).

Però alla fine me la cavo.
In un qualche modo.
Magari appena vedrò i cartelloni mi piegherò su scienze ridendo.
Magari quando sgranerò gli occhi su greco e scienze piangerò.
Magari quando vedrò PROMOSSA urlerò.
Magari questo e magari quello, e il magari rimane un sempre compagno di vita.
Magari non è così male, però.

Magari crollerò, alla fine, magari mi farà crollare lo stage, alla fine.
Ma un giorno una persona saggia mi disse che non importa quando crolli, quanto crolli, se crolli.
Importa quante volte ti rialzi, se ti rialzi, come ti rialzi.
Importa la conseguenza.
Non la paura.
Se hai paura non fai niente, e niente ottieni dalla vita.
Lo dice spesso, la mia mamma, e io la guardo e ogni volta annuisco.
Come se dicesse qualcosa di nuovo, ogni volta.
E lo faccio convinta, perchè so che è sempre una cosa nuova, ricordare.
E lo faccio perchè è sempre la mia mamma, e la mia mamma è saggia.

Passo dopo passo torno a sorridere, vecchia amica, nuovo amore.
Passo dopo passo anche la mia lampadina naturale torna a splendere come prima.

Passo dopo passo vado avanti, e passo dopo passo torno indietro.
Passo dopo passo cambio, e di questo son felice.
E’ così bello camminare.
E’ così bello pedalare.
E il vento spira, tra i tuoi capelli.
E il riso torna, trai tuoi fardelli.
Perchè è la vita.
E non è finita.

-Smellfunny-

Sempre qui, insomma

Molto bene, forse riuscirò ad esser seria in tutto ciò.
Almeno questa volta intendo.
Insomma, innanzitutto sono d’obbligo i ringraziamenti.
E’ un post che ho scritto senza pensare, quello di ieri, carica di rabbia, però ho trovato persone che mi comprendo, che mi aiutano, e vi voglio bene.
Grazie, a tutti.
grazie Co..che anche se sei lontana ti sento vicina come una sorella (e come una sposa u.u)
Grazie tommi, anche se quella che si dovrebbe incazzare sono io, capisco che sono snervante, grazie sul serio per tutte le frasi e paroline dolci che mi riservi ogni tanto, che mi rischiarano il cuore.
Grazie franci, davvero, perchè il tempo non ha senso in un’amicizia, e anche se ti conosco da poco ti voglio bene, e il tuo commento mi ha fatto piacere.
Grazie giulia, perchè anche se non ha commentato il blog mi ha scritto su msn, mi ha detto quello che mi piace sentirmi dire, mi ha fatto capire che mi vuole bene e c’è (anche se già la sapevo :P), permettendomi di ribadire lo stesso concetto nei suoi confronti, per me.
Grazie Alice, alezka, mia dolce discepula che mai si smentisce, che mi vuole bene e che io adoro.
Grazie a tutti, insomma, che bene o male, chi più e chi meno, chi in un modo e chi in un altro, riuscite sempre a ricordarmi di sorridere, di tirare avanti.
E riuscite sempre a dirmi che son forte.
che poi chissà se è vero.
Però è bello anche così.

Siamo sempre qui insomma, combattuti tra gli ideali e i bisogni, tra il bene e il male e tra i sogni e la realtà
strappati dalle proprie ali e intenti a precipitare in un mondo strano, sempre più lontano dal paradiso.
Vorrei tanto avere qualche idea sincera per fare un post come si deve, ma vado molto a momenti, come già dissi ieri, e quindi non posso immaginare cosa mi riserverà il futuro.
Alla fine siamo nati da un buco nero e in un buco nero torneremo.
Alla fine ci tornano tutti.
Come in quel volume di Sandman, c’è quel pazzo, che dice all’altro pazzo che ha trovato il modo di scappare.
‘Arrivederci, arrivederci dico perchè tanto tutti tornano, prima o poi, tutti tornano qui…’
E alla fine è così.
Ci dibattiamo ma alla fine tutti torniamo nel nostro buco nero.
E’ un po’ come diceva la noe oggi, alla fine, è puro compiacimento personale, è pura debolezza, Una debolezza da cui tentiamo di fuggire.
E ci appelliamo a quella poca cosa che forse ci può aiutare.

Ma non è sempre così tragico.
Non è tragico cercare quella cosa.
Trovarla men che meno.

Sempre qui, insomma, amici miei, miei dolci compagni di viaggio e di ritorno al buco.
Non credo tanto allaldilà io, però Socrate ha ragione ‘Non sarebbe giusto ci sarebbe se dopo questa vita, questi patimenti e queste vergogne, e queste gioie e queste vittorie, se dopo tutto questo non ci fosse niente.’ tutto sarebbe inutile
e io non credo che la vita sia inutile.
neanche utile, certo.
alla fine non c’è solo il bianco e nero, anche se è tutta una questione di contrasti.

Dico io, insomma (parola della serata) che alla fine non è poi così malaccio.
Io credo di aver scoperto l’amore per la scrittura proprio in questa vita, l’amore per i disegni e i libri, proprio durante questo percorso verso una meta che è anche inizio.
E sono contenta, ho dato valore a questo percorso e sono fiera di averlo fatto e di doverlo continuare.
E quando ho voglia di scrivere mi basta pensare, e far scorrere la penna sul foglio, le dita sulla tastiera.

Come quando quel pomeriggio di sole bagnato dall’umido caldo d’estate.
come quando la rosa sboccia ricolma di dolce rugiada.
e le labbra dei due amanti si chiudono fra loro in baci umidi e caldi, secchi e infreddoliti.
E quando la mano scivola sulla seta leggera.
Il capo si china.
Nella penombra del buio cielo si perdono le grida, i sussurri delle ninfe e le preghiere degli spiriti.

‘Quel tizio ci ucciderà?’
‘Più o meno.’
‘Che vuoi dire?’
‘Bè, forse intende uccidere te. Niente di personale, ma hai visto troppo.’
‘I morti tengono la bocca chiusa, eh?’
‘Nessuno tiene la bocca chiusa, Sexton. Solo che i morti parlano a voce più bassa.’
[Sandman, volume special: Death ‘L’alto costo della vita’]

e per una volta, voglio crederci.

-Somewhere-

Amore e Psiche – Parigi, Museo del Louvre.

Mi manchi..

Come avevo detto all’inzio, per me non è facile aggiornare il blog.
sono strana io, si sa.
vado molto a giornate, più a momenti recentemente.
va beh, riprendiamo questo blog abbandonato, mi sento magnanima. non con il blog, ma con le mie personalità che risultano a questo piccolo pezzo di parole e pensieri importante, si perchè solo qui loro possono e riescono ad esprimersi.
colui che si esprime solo teatralmente ha semplicemente fascino, e non si priva di quello per cui viviamo tutti. la gloria. un attimo di gloria, di gratitudine.
Uff, avrei così tante cose di cui scrivere.
Yuriy, yuriy è forse la più complicata delle mie personalità.
Strano, introspettivo, loquace, grande disegnatore e sopratutto gay..
Sarah, sarah è la mia ancora di salvezza.
Slavata, allegra, tenera e impacciata, tanto più vera degli altri tanto più fragile della mia acqua.
Tjark, tjark è incredibilmente ed estenuamente incredibile.
Solido come un giunco in una tempesta, bisessuale convinto della bellezza delle cose belle.
Se non ci fossero loro.
Io stessa perderei di significato.
Sarei sola nel dolore.
Un po’ di cose mi frullano in testa, mentre le parole di Lorenzo Cherubini mi accompagnano.
La storia di amore e psiche la cui statua ha conquistato il mio cuore. Ancora dentro a quel cristallo.
Guai a toglierlo da lì dentro.
Poi un’altra cosa.
Un frase, per esser precisi.

’16 anni è un po’ troppo presto per perdere il papà’

si cazzo, si, è troppo presto.
togliete quel po’ dalle palle.
cazzo cazzo cazzo, non è giusto.
dove sei, dio di merda, dove sei giustizia del cazzo?!!
dove siete tutti!?!
è forse il primo sfogo che scrivo.
fanculo tutti, fanculo i tumori di merda e fanculo la gente che non dice le cose come stanno.
nessuno mi ha detto che poteva spegnersi in 6 mesi.
nessuno ha aperto quella cazzo di bocca per dirmi che quei giorni sarebbero stati gli ultimi.
che dovevo muovere il culo e stargli vicino.
e lui ora non c’è più.
e non è giusto..voglio mio padre.
ridatemi mio padre, ridammi mio padre!
mi serve..
voglio stare tra le sue braccia, voglio sentire le sue manone sulla pelle, voglio sentire la sua cazzo di voce davvero.
e non solo nella mia testa mentre dice che mi ama davvero.
e voglio tornare indietro..
e dirgli che può piangere mentre ce lo dice, perchè è giusto che pianga se sa di non avere più tempo.
vorrei non avergli detto, ‘sisi anche noi ti amiamo..’ con il tono di una che dice fra se e se ‘perchè lo dice non sta mica morendo?’.
avrei voluto voltarmi e abbracciargli quella testa bruciata dalla kemio e urlargli..anzi no..sussurrargli che lo amavo tanto. tanto.
che lo amo.
e fanculo anche a tutte queste lcrime che mi appannano la vita.

voglio il mio papà..
voglio che veda il giorno in cui uscirà il mio libro.
voglio dedicarlo a lui.
voglio vedere che si esalta mentre tifa per la mia squadra a pallavolo.
voglio il mio papo.. il mio daddy stradaddy..
non è giusto che a quest’età io voglia questo..non è giusto che lo voglia perchè l’ho perso.
non è giusto perdere il papà ora.
non ora, per favore, non ora che ho bisogno di sapere che guarderà male il mio ragazzo.
perchè un giorno incontrerò il mio principe, ma papà sarà sempre il mio re…

ti voglio bene papà
scusa, ma ne avevo bisogno..di dirlo..di dirtelo.

ti amo papà, mi manchi..mi sei mancato, mi mancherai..e so che continuerai a mancarmi
e io ad amarti.

ti vorrei qui papà

[..e alla fine ho liberato il mio cuore da quel cristallo, le lacrime da quel gelo di emozioni represse..]