E’ venuta fuori una cosa molto più pensata. Rikku è il mio unico personaggio femminile e
forse, in alcune parti, quello che più mi rispecchia, sicuramente questo post è molto
sentito.
Consiglio a tutti di sentire la canzone in questione. Si chiama ‘Tomorrow’ è di Avril
Lavigne.
Non partite prevenuti, è davvero molto bella.
Grazie
Irene
Ore 15.00 Stanza delle necessità
Mollai ancora una volta la corda della chitarra, il suono che produceva era bellissimo, così
armonioso e al tempo stesso sveglio.
Abbassai il capo sentendo i capelli scivolarmi lungo le spalle e poi davanti. Rialzai gli
occhi guardandomi una treccina adornata di perlina colorate.
Faceva uno strano contrasto il blu sul biondo cenere dei miei capelli. E quella luce così
fioca li rendeva stranamente lucenti.
Mi sistemai meglio seduta, schiarendomi la voce.
E poi feci il primo accordo, e la mia voce riempì la stanza:
‘And I wanna believe you,
When you tell me that it’ll be ok,
Ya I try to believe you,
But I don’t
When you say that it’s gonna be,
It always turns out to be a different way,
I try to believe you,
Not today, today, today, today, today… ‘
Mi fermai, guardando fisso, nel muro davanti a me.
Neanche sapevo come avevo trovato quella stanza. Probabilmente era la stanza di cui
aveva parlato un giorno la McGranitt.
‘La stanza delle necessità.’
Ed evidentemente in quel momento aveva capito che avevo solo bisogno di stare un po’ da
sola a suonare.
In pochi, pochissimi, forse nessuno lì dentro, sapeva che adoravo suonare la chitarra.
Uno strumento babbano ma così carico di magia.
‘I don’t know how to feel,
tomorrow, tomorrow,
I don’t know what to say,
tomorrow, tomorrow
Is a different day
It’s always been up to you,
It’s turning around,
It’s up to me,
I’m gonna do what I have to do,
just do..’
Mi fermai di nuovo.
‘Sono patetica..’ aggiunsi rompendo la melodia.
‘A me piacevi..’
Sobbalzai e non so cosa mi fece rimanere seduta senza capitombolare a terra.
Jonathan spuntò da dietro un angolo.
Ma quando era entrato?!
Sorrideva in quel modo tipicamente suo, che in quel momento mi irritava e basta.
Forse perchè detestavo esser compatita.
‘Davvero, eh, la canzone fors eè un po’ triste e..’
‘Vattene..’ lo interruppi senza guardarlo neanche in faccia.
Restò un attimo in silenzio, sentii distintamente le parola morirgli in gola.
‘Non potrei..’
‘Vattene ho detto..’ ripetei ora guardandolo.
Ma lui invece che allontanarsi si avvicinò.
Mi ritrassi con il busto ma mi raddrizzai e lo guardai fisso negli occhi.
Mi bruciavano dalla rabbia, gli occhi.
‘Tu stai piangendo..’ dichiarò stupito forse più a se stesso che a me.
Mi scrollai e sentii le guance scaldarsi, mi asciugai le lacrime con la manica.
‘Non sono fatti tuoi…- mormorai poi fissando di lato un punto imprecisato del
pavimento- ora te ne vuoi and…’ le parole a quel punto morirono in bocca a me.
Jonathan si era abbassato e mi stringeva forte a se.
La mia testa faceva capolino sulla sua spalla, stringevo con una mano la chitarra e lui
stringeva me.
Soffocai un singhiozzo e feci per respingerlo, ma lui si rivelò più forte.
Questa volta era più forte.
‘N..non ho bisogno della tua compassione. .’ gli dissi poi, ringhiando per nascondere il
subbuglio che andava crescendo nel mio petto.
‘Se ti da tanto fastidio pensare che lo faccio per te, pensa che lo faccio per me..o che lo
faccio perchè voglio e basta..’ mi disse, sussurrando.
A quel punto smisi di spingerlo.
Non ricambiai l’abbraccio ma rimasi ferma, a farmi abbracciare.
Forse perchè ne avevo davvero bisogno.
E perchè magari pensare che lo faceva per lui, o perchè lo voleva e non perchè io gli facevo
compassione, mi aiutava.
Anche a farmi sentire più forte, meno inutile.
Anche se era piuttosto scomodo.
Rimasi lì, per un po’.
Poi lui si allontanò piano e mi chiese scusa, guardando per terra e leggermente rosso in
viso.
Poi alzò lo sguardo e sorrise.
E io sorrisi, anche se stavo per mandarlo al diavolo.
Era il mio modo di ringraziarlo.
Si sedette di fianco a me, feci per ribellarmi ma alla fine capii che era tutto inutile.
‘Ti è mai capitato di sentirti..inutile, solo un tassello della vita, che anche se cede non
conta, tutto il resto rimane in piedi..?’ chiesi poi di colpo, appoggiando la chitarra sulle
mie gambe e ripercorrendo con le dita i contorni di mogano.
‘Non lo so, forse, però io penso che se tutti lo pensassero, questo modno non si
reggerebbe più. Se tutti si sfilassero, crollerebbe, e tu non puoi sapere se sari quello che
farà crollare tutto, quindi non devi farlo. Perchè nella tua vita farai sempre qualcosa che
varrà la pena di aver fatto.’ mi rispose sincero.
Lo fissai stupita, piacevolmente stupita.
E poi tornai a rifletterci fissando la chitarra.
‘Per esempio – continuò poi imbarazzato – tu..canti bene, anche se la canzone era triste,
mi piaceva sentirti..hai una voce morbida..al contrario dei tuoi modi..’ mi confessò poi.
Ridacchiai.
‘Mio padre mi parlava spesso di domani. E mi diceva ” lascia che sia, domani arriverà, con
tutto quello che deve portare, e tu ci sarai, con tutto quello che potrai aspettare, domani..”
era molto saggio, lui, quando voleva, gli piaceva parlare così…la mamma rideva tanto
quando faceva così, era imbarazzata anche per lui, ma sapeva che in un certo modo aveva
sempre ragione. Era una certezza che l’aiutava ad andare avanti..’ parlai, e lui mi ascoltò,
dall’inizio alla fine.
‘Io penso che domani sia davvero una bella parola – mi disse poi, dondolando le gambe –
e anche una bella canzone…’ mi sorrise ancora. Sorrisi e chiusi gli occhi, raccattando la
chitarra.
‘Gimme a little time,
Leave me alone a little while,
Maybe it’s not too late,
not today, today, today, today, today…
I don’t know how to feel,
tomorrow, tomorrow,
I don’t know what to say,
tomorrow, tomorrow
Is a different day
And I know I’m not ready,
Maybe tomorrow
And I wanna believe you,
When you tell me that it’ll be ok,
Ya I try to believe you,
Not today, today, today, today, today…
Tomorrow it may change
Tomorrow it may change
Tomorrow it may change
Tomorrow it may change…’
Appena finii rimanemmo in silenzio. Poi mi alzai a appoggiai la chitarra.
‘Beh io..brava, era..venuto a cercarti per chiederti della..’
‘Penitenza.. – lo anticipai e sorrisi – Non credo ci sia penitenza peggiore che essere
rinchiusi in una stanza con me a sentirmi cantare..’ ridacchiai poi, di risposta..
‘Non è vero!’ si lanciò subito Jonathan.
‘Ahaha avanti scherzavo, lascia stare quella stupida penitenza..’ dissi poi, girandomi verso
la porta.
‘MMmmh non sono sicuro di potermi fidare..’ lo sentii lamentarsi, mi girai ed era ancora
seduto lì a riflettere.
Mi avvicinai a passo felpato e mi chinai appoggiandogli un bacio sulla bocca.
Rimasi lì un secondo in più del dovuto.
Quando mi staccai lui era rosso in viso, aveva gli occhi sbarrati e le labbra semi dischiuse.
‘Hai pagato il pegno, Noah!’ gli rivelai poi appoggiandogli una mano sulla spalla,
sorridendo.
‘O..ok..’ disse semplicemente guardando tutto meno che me.
Risi e poi mi avviai verso la porta.
Lo sentii seguirmi e la aprii, ma prima di uscire mi girai di nuovo a guardarlo negli occhi.
Si ritrasse spaventato, forse pensava (o sperava) in un altro bacio.
‘Ah, Noah, se dici a qualcuno che mi hai visto qui fare quello che mi hai visto fare – sorrisi
– ti uccido! – conclusi sempre sorridendo – chiaro?’ chiesi poi di conferma.
‘Cristallino. .’ mi dichiarò ingoiando a vuoto e quasi sillabando quell’unica parola..
‘Bravo piccolo Noah..’ gli scopmpigliai la testa in un gesto fraterno.
Ci avviammo verso le scale.
‘Sai, mi stavo preoccupando. .’ mi confessò mentre scendevamo le scale.
‘Pensavi ti stessi per ribaciare? O ti uccidessi per non lasciare testimoni? Avrei potuto
farlo..potrei farlo.’
‘Ora sì che sei la Rikku di sempre..’
‘Ammeeettilo che un po’ ci speravi..eeh, ammettilo..’ lo punzecchiai.
‘Ok, non devo più preoccuparmi. .’
E le nostre risate riecheggiarono per tutte le scale.
Tomorrow it may change..
Tomorrow it may change.
Domani potrebbe cambiare..
Domani potrebbe essere diverso..
Era una certezza che non ci avrebbe tolto mai nessuno.
Rikku Maldith Dagerin,
VI anno, Serpeverde
Rikku è un mio personaggio di un gioco di ruolo ispirato a Harry Potter, Jonathan/Noah è un personaggio che doveva una penitenza a Rikku, che lo aveva battuto in una gara di velocità sulla scopa. In realtà l’altro personaggio si chiama Jonathan ma Rikku spstiene che ha la faccia da Noah, quindi lo chiama Noah.
Pochi, pochissimi potranno capire il senso di questo post.
Però io trovo sia bello anche da leggere così.
Insomma, l’ho scritto con il cuore.
Grazie sempre di tutti, amici miei, amori miei..
-liveclear-