pareti di vetro

a distanza di 6 settimane dall’ultimo intervento, con uno smisurato senso di colpa verso il mio piccolo amico elettronicamente azzurro, mi accingo a scrivere accerchiata dai miei mille stream e dai tanti libri di mitologia, magia e cultura in generale.
narrativa, questo manca a un po’ della mia vita, riguardo the l word in cerca di risposte o solo di una vita che ho avuto poco in queste 6 settimane, in questi 6 sabati di milano buttati davanti a un mac o ad una tv vuota ma piena di suoni che ti rintontiscono le membra.
sto schiavizzando la mia mente impigrendola con fb e questa cosa mi logora dentro più di quanto sembri. mi diverte sì, ma mi logora, sto diventando si pigra e noiosa.. schiava di quel maledetto coso che prima odiavo e ora odio solo un po’ di meno..e poi voglio togliermi ma ho paura di non sentire più quei 4 amici stranieri che sento solo su fb per problemi di distanza.. e se cancellassi tutte le mie connessioni e ricominciassi?
è troppo difficile, troppo lungo, troppi problemi perchè la gente non capisce o non vuole capire.
il signor fb è furbo.
schiavizza le menti..ma io non ti ho dimenticato mio piccolo amico elettronicamente azzurro, dentro di te ci sono scritte le cose migliori e peggiori di me, non ti abbandonerò per questo..
sto studiando un po’ di magia e mitologia ma nel librone oggi comprato non ci sono i draghi..o almeno non per ora.
proverò a cercare meglio.
yuriy è diventato combattivo, vorrei disegnarlo con i guanti a mezze dita come i boxisti..i boxer veri, quelli che spaccano il culo e tutto il resto.
non faccio altro che sognare persone che odio e che vorrei dimenticare ma che in fondo in fondo vorrei rivedere.
e invece di altre non sento neanche la mancanza

forse il vero mostro sono io.
e sono io quella noiosa che un po’ per pigrizia e un po’ per forza di abitudine passa il sabato sera a casa da sola..a deprimersi di fronte a un pacco di patatine del mcdonalds che neanche potrebbe mangiare e a raccontare bugie a se stessa per evitare di iniziare a piangere e non finire più..

forse sono un po’ depressa.
ma ho un po’ paura. e la tristezza mi appanna gli occhi e la mente.
forse è solo stanchezza..
le mie pareti di acqua infrangibile sembrano di vetro sottile, sembrano molto più deboli, da qui..
ma forse è solo stanchezza.

Il primo secondo giorno

Con la stanchezza che mi scivola addosso come la crema in eccesso sulla pelle bagnata e le dita che tracciano nuovi incredibili percorsi sulla tastiera argentata..

Sto guardando Silent Hill e stranamente mi sta piacendo (sarà che non sono ancora comparsi i mostri) e trovo che il demonio bambina sia molto bella..però va beh.

Dopo il primo giorno di lavoro e il primo secondo giorno di una vita mi appresto ad aspettare alcuni dei personaggi pazzi che lungo la mia tana di alice ho trovato sulla via, con gli occhi stanchi e la sveglia dimenticata di là, sul comodino trasparente.
Ho voglia di scrivere e disegnare e leggere e vivere, tanta tanta che mi zampilla fuori da tutti i pori della pelle come le luci impazzite e intermittenti di un luna park notturno a Frankfurt..o a Leipzig.

Ho sognato di volare, indossando i calzari alati di Ermes e ho sognato di correre nella foresta con le gambe sottili di Artemide, la gazzella, ho sognato il temporale disegnato sulla copertina di American Gods, scatenato dalla fauci urlanti di Zeus, aperte come due braccia pronte a scagliare saette su questo mondo bronzeo.

L’età dell’oro, a parer mio, non è mai finita sulla terra.
Solo che noi abbiamo smesso di vedere quell’oro che ci sta intorno, scambiandolo per bronzo e abbiamo cercato qualcosa di più splendente, rivolgendo lo sguardo e la fede ad un diamante trasparente che si è rivelato essere nient’altro che uno specchio opaco. Egoisti, ciarlatani e narcisisti questi umani.
Come biasimare gli dei che che hanno smesso di credere in noi.
Come noi abbiamo smesso di credere in loro. O almeno voi, avete smesso..

E chi ha iniziato tra voi(noi) e loro a smettere di credere nell’altro?
[Nasce prima l’uovo o la gallina?]
E’ lo stesso principio. La stessa domanda.

Divinità più, divinità meno..per me conta molto.
Ma forse sono solo troppo di là..

Let’s go..

Fuori da questo paese di vecchi verso un orizzonte di biondi alti con gli occhi azzurri (ma anche nocciola va bene) con la voglia di ricominciare e scoprire e cantare e ballare.

Waka waka a tutti popolo (this time not only for Africa)

siamo quasi completamente fuori!
ma ci piace…

m’han detto!
E chi c’è c’è, e chi non c’è…CI RAGGIUNGAAAAA!

Notte prima dell’orale

Ma già domani non c’è più, è triste, ma è così.

Ed è vuoto, quel vuoto che ti piace e ti fa sentire felice e leggero.

Così leggero che puoi anche volare a testa in giù.

E Tanto domani non ci sarà già più..

Ma tu per che cosa lo fai?

Ma tu per che cosa lo fai?

Di andare lì ogni giorno a farti sparare la merda in faccia, a farti sputare sul banco i loro sorrisetti irritanti e falsi, le loro promesse vuote ed inutili, le loro materie pesanti e spaventose.
Per che cosa lo fai?

Per cultura..sembra una risposta vuota, si vuota proprio come le loro promesse, ma c’è molto di più.

Quando uscirò, se uscirò, indipendentemente da come uscirò, quella cultura che mi son fatta da sola, magari con quei libri, ma sicuramente non grazie a loro, proprio quella sarà la cultura che riverserò nei miei progetti, nei miei libri.

E’ la cultura che sta nella mia mente, che mi aiuta e mi accompagna, che non mi fa sentire tanto stupida come loro mi vogliono far credere di essere.

E’ la mia cultura e non è tanto ma per me è abbastanza, è abbastanza buona come base per iniziare davvero.

Ma me la sono fatta io, ho scelto di seguirla e non ha niente a che fare con loro.

Ma tu per che cosa lo fai?

Lo faccio per la cultura, ecco per cosa.

Perchè quel libro lo voglio fare per papà, lo voglio dedicare a lui.

Lo faccio perchè ne vale la pena, o almeno, ne varrà la pena..v

Lo faccio per me.

Mica per voi..

Seduta sulle sponde del mio cuore asciutto

Che non si può neanche dar la colpa alla siccità, di questi tempi.
Le mie ghiandole lacrimali non riescono più a produrre acqua..o forse ne stanno producendo in continuazione, trasparente e impalpabile così da non doversi scomodare sempre e comunque per simili stronzate.
Che poi per me non sono neanche stronzate. Oramai ci rimango, butto giù il catrame e tiro dritto. Neanche ci provo più a scrivere. Ho la testa infiammata mica le ghiandole lacrimali. E qua nessuno si scomoda a dire nulla.
Non ho la scusa del papà malato, sai com’è, è bello che morto..che è brutto da scrivere così ma cazzo, io ci sto male. Ci sto ancora male e se dovessi scegliere di non alzarmi dal letto quando ci penso starei già sotto le coperte dal 14 dicembre del 2007, brutti stronzi rincoglioniti che non siete altro.
Brutte fetide schifose e orripilanti scimmie ammaestrate dei miei stivali.
Che cazzo credete di fare!? Entrate nella mia vita e vi permettete di stravolgerla così?!
cazzo ma ci pensate? Ci pensate che ho versato più lacrime per sta cazzo di scuola sanguisuga che per mio padre?! MA CI PENSATE!? NON è TRISTE!? NON è INGIUSTO SBAGLIATO TERRIBILE!? NON è TERRIBILE!?
sì che lo è cazzo, lo è e vorrei potermi alzare e gridarlo a tutti quanti voi ignoranti schifosi insensibili!
ma cosa mi frena? mi frena il fatto che non sono esibizionista nè amo rinfacciare le infamate..perchè non mi ascoltereste, voi.
Voi pensate solo che la vita sia un numero riassumibile dall’1 al 10 da firmare con una sigla. Voi credete nella cultura e la infangate di memoria a breve termine.
Voi alludete al sapere e non ne sfiorate neanche i peli più lunghi.
Voi inneggiate alla conoscenza e poi non ne sentite neanche il debole suono.
E’ sempre più simile ad un lamento lungo e lento, per me. Si sta spegnendo ma cerca di resistere.
E non occorre sapere il latino per sentirlo, non occorre la serie di Bowen e non occorre neanche la teoria dell’area..
Occorre solo un po’ di coerenza, ma quella scarseggia di questi tempi.

Che senso ha piangersi addosso? Non c’è mai uscito nessuno piangendosi addosso.
avrebbe avuto più senso piangere per papà ma io non ci riesco. Non ho mai singhiozzato per lui come ho singhiozzato per la matematica. Cazzo.
E’ davvero insostenibile questa tristezza che mi annebbia la vista e confonde i tasti luminosi di questa tastiera.
E’ come se una mano da gigante mi stringesse il petto fino all’imboccatura dell’esofago. Non riesco a respirare, sento un morso terribilmente morbido in gola, un pugno serrato non mi fa deglutire.
Forse non so distinguere le cose davvero importanti. forse tutti questi singhiozzi logaritmici e trigonometrici sono una copertura o scopertura per un dolore più grande.
Ho sonno, ho tanto sonno, ho smesso di avere fame e ho tanta sete. Non ho più fazzoletti ed è come se la saliva che non riesco a mandar giù corra al mio naso e ai miei occhi. E’ brutto è schifoso e forse è anche un po’ patetico, ma è così.
Sono triste e non ho difficoltà ad ammetterlo davanti a te, mio amico silenzioso ed elettronico, non ho paura ad ammetterlo a me stessa nè tantomeno a tjark, yuriy e sarah. ho paura di dirlo a mia madre, ma anche agli altri.
così mi è più facile scriverlo, come sempre.

viviamo tutti con la sensazione e la sicurezza di essere guardati, quando facciamo una cosa la facciamo davvero, e fino in fondo, se sappiamo che qualcuno ci guarda. e forse è un po’ anche per questo che sto scrivendo tutta questa merda catramosa. sono stufa di dire che sto bene. sto male.
e non mi va di spiegare a voce perchè…
perchè urlerei.
allora lo faccio sul blog, così se urlo non mi sentite e io non mi vergogno.
così se piango non mi vedete e io non mi vergogno.
così se crollo non mi vedete e non potete compatirmi davanti ai miei occhi stanchi e asciutti..
così se mi compatite ho il piacere di vederlo solo scritto, non ho il dovere di risponderne o vergognarmene.
perchè ci si vergogna solo davanti agli altri. quello che proviamo quando siamo da soli è solo fastidio.
posso decidere di stampare questo post e mandarlo a tutti quelli che desidero lo leggano, posso decidere che mi limiterò ad inserire l’html e a inoltrarlo nella mia pagina azzurra.

azzurra come quei pezzi d’acqua.

ho tanta voglia di rivedere delle persone che non posso rivedere.. almeno non ora.
ho voglia di parlare, anzi, di raccontare.. ho voglia di scrivere e fantasticare, ho voglia di guardare film stupidi e ho voglia di ridere. ho tanta tanta tanta voglia di ridere..quelle minuscole particelle di bellissima sensazione che generano le risate nel nostro corpo sono adorabili.
quando piangiamo invece il nostro stomaco si gira a faccia in giù e sussulta con noi, fa male.

Guardo il mio cuore asciutto con un po’ di pena.
dove sono le lacrime vere, i singhiozzi che lo devono scuotere, il dolore liquido?
dov’è il sangue?

non c’è più neanche sangue.

Tjark!

Finally I found you!


Solo per te!


come potevo non pensarti!

Icaro e Dedalo

Dedalo fabbricò due ali di cera per suo figlio Icaro.
Avevano appena fatto finalmente pace, e Dedalo aveva capito che doveva solo lasciarlo libero, suo figlio.
Libero di volare via

E infatti Icaro volò via, volò in alto e in alto con le ali che lo stesso padre gli aveva sempre proibito di possedere e che poi gli aveva fabbricato lui..
Volò alto mentre la voce del padre si perdeva..
‘Non volare troppo in basso Icaro, non lasciare che l’umidità ammorbidisca le tue ali solide..
..non volare troppo in alto Icaro, non lasciare che il sole sciolga le tue ali di cera..’

Ma Icaro non lo sentì e volò più sù, più sù e ancora più sù.

La storia narra che il Sole sciolse le sue ali e che Icaro precipitò nel mare blu.

Ma io credo che in realtà Icaro volò in alto, così in alto da raggiungere e perchè no anche superare il sole.

Nessuno lo ha visto più.
Allora tutti hanno pensato che fosse precipitato.
E lo hanno detto in giro.

Ma la fama ha un solo occhio e un solo orecchio ma tante (troppe male)lingue.

Icaro non è precipitato.
E’ solo volato molto in alto.
Molto più di quanto noi possiamo vedere.
Siamo solo gelosi.
E non ci va di ammetterlo.
Così diciamo che è precipitato.

Mentre Icaro, lassù, ancora se la ride..

Ma mi piace anche così.

Forse in cantina un giorno troverò le ali che mio padre fabbricò per me.

O forse ce lo ho già ma non me ne sono ancora accorta.

(cosa è rimasto delle sette meraviglie?-tutto-)

From Berlin with Love

Da dove?

Dalla città dei sogni e dei colori, dalla città divisa ma unita e riunita di più di tutte quelle che sono sempre state unite.
Dalla città degli incontri tra il moderno e l’antico, dell’intreccio tra reale e irreale, dei diversi e delle biciclette tonde.
Dalla città dove il monumento all’olocausto è un luogo dove si gioca, dalla città dove la leggerezza non è nè arma nè giustificazione, solo leggerezza, d’animo e di corpo.
Dalla città delle responsabilità e delle colpe, dalla città del perdono e dei bagni puliti a pagamento.
Dalla città pulita, più di molte altre, anche spiritualmente.
Dalla città dei sogni, dei miei sogni.
Dalla città capitale.
Dalla città luminosa e senza fili sulla testa.
Dalla città dei pupazzi carini e delle cartoline commemorative.
Dalla città del muro.
Dalla città dei musei e dei grandi centri commerciali.
Dalla città del Sony Center e del Pergamon.
Dalla città della musica e della birra.
Dalla città dell’arcobaleno e del freddo.
Dalla città calda dentro, e a volte anche fuori.
Dalla città che non dorme.
Dalla città che vive sempre e comunque.
Dalla città della gente comune, e della gente strana.
Dalla città di tutti.

Da Berlino.
Con amore..e sì, anche un po’ di nostalgia..ma è di casa, ormai. ^.^

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